Crazy Joga. I diavoli non vanno oltre il pareggio nella sfida di recupero contro i Crociati Biancorossi in una serata di luci e ombre dal punteggio sempre in bilico e che davvero poteva premiare o piegare entrambi i team. Alla fine il pari è giusto, possiamo recriminare sul tap-in mancato del Bove sul gong che ci avrebbe spedito in orbita ma bisogna riconoscere in primis il valore di un avversario dalla classifica più bugiarda di un politico ed infine che non è stato il solito Joga. Siamo mancati un po' in tutto, una tacca sotto i nostri livelli standard. Meno cattiveria, meno mordente, poca propensione al sacrificio in una gara che fin dalle prime battute richiedeva uno spirito guerriero ben diverso.
Non so se ha inciso l’etichettatura “è una partita da vincere”. La classifica la rendeva un boccone succulento ma poi ti accorgi che bisogna sudare, perché loro hanno fisico, mestiere e una sana sportiva cattiveria. Quindi bisogna immergersi nel fango e sporcarsi per uscirne puliti. Al contrario noi ci siamo adattati al ritmo degli avversari convinti che quel 3-1 iniziale (bravi noi comunque) ci tenesse al riparo da sgradite sorprese. Invece la partita si è complicata proprio mentre Dante era intento a ordinare gli stuzzichini di antipasto.
Almeno nel
primo tempo la sofferenza al forcing dei Crociati è abbastanza ordinato, vero è
che ci pareggiano 3-3 ma l’impressione è che ci siamo fatti male da soli (sulla
punizione della terza marcatura eravamo in possesso palla). Loro attaccano bene
ma concedono autostrade a tre corsie alle nostre ripartenze: sprechiamo tanto
come quei video dei rapper coi macchinoni e i bigliettoni verdi che svolazzano
come coriandoli.
Se le serate non sono quelle di gala buttarla dentro e difendere dignitosamente sono i due vaccini per immunizzare il match da qualsiasi varia..bile. Invece dopo un primo tempo equilibrato ma di onesta superiorità tecnica siamo al nulla di fatto e bloccati in parità. La ripresa inizia più storta di un lunedì mattina, prendiamo subito due gol in stecca e comprensibilmente ci sale l’ansia come salirebbe un parente del sud dopo le feste. Gli scricchiolii difensivi e di assetto della prima frazione diventano segnali di cedimento e noi invece di compattarci ci disuniamo.
Un flipper impazzito: la partita è vibrante ma tutt'altro che bella, si sbaglia tanto (sia noi che loro) in tutte le zone del campo e nei rovesci di fronte può sempre succedere qualcosa tipo carta imprevisto. Il primo gol di Ale e il successivo pareggio del Cremo riportano il match sul 5-5 ma ecco che ci facciamo saltare di nuovo e il loro panzer ci trafigge come polli allo spiedo. Redbull Mux è l’ultimo scoglio a cui aggrapparsi prima del mare aperto. Con una punizione che avrebbe rotto anche il lucchetto (tra poco signori..) svernicia il sette per il nuovo pareggio e poco dopo si ripete con un destro dalla distanza che spiazza il portiere. Manca niente e nonostante abbiamo respirato il fetido dell’oltretomba siamo ancora in piedi come le scope.
Ma è una serata dove concentrazione e tenuta difensiva sono due fighe uscite a cena con Dante. Statici come statuine del presepe in piazza ci facciamo di nuovo sorprendere per il gol crociato che fisserà il punteggio. Finita? Macché. Ci riversiamo in avanti a testa bassa come tori feriti e con una bella giocata sull’asse Arla-Mussi mettiamo il pallone tra il Bove, la linea di porta (sguarnita) e la gloria dei secoli. Come in una puntata di Holly e Benji quel frame mi è parso durare ventisette minuti buoni. Vedevo la smorfia sulla faccia del Bove mentre caricava il colpo e la smorfia sul volto del povero pallone che stava per essere colpito alla potenza massima, deformandosi come plastilina. E in questo infinito timelapse, vissuto stringendo la mano dell’Arfo in panchina, non vedevo il portiere che, come nel cartoon nipponico, nel frattempo che il Bove decideva se essere eroe o comparsa, si stava lanciando da palo a palo per sventare il tutto. Beh, a velocità a 2x il nostro calcia a botta sicura ma con una parata senza senso ci strozza l’urlo in gola e lascia spazio al triplice fischio finale.
Capitolo
palazzetto di Roveleto. Ho l’imbarazzo della scelta per come concludere il post
ma soprattutto l’imbarazzo. Dobbiamo iniziare alle venti e nessuno apre,
tranquilli… tanto tira una brezza estiva che si sta da dio. Poi ci apre una
ragazza, occhi da cerbiatto smarrito, asserragliata dentro senza un logico
motivo; da tanto che mi sembrava una favola ho toccato una colonna delle
tribune per assicurarmi che non fosse di marzapane.
Dentro fa più freddo che fuori e intanto che facciamo riscaldamento vedo che le porte sono crocifisse al muro, manca solo la scritta “Inri”. Verrà qualcuno dai, e proseguo il mio riscaldamento ammirando le divise rosso fuoco dei rivali. Dopo svariati minuti arriva uno più smarrito della tipa di prima che sta alla cassetta degli attrezzi come Cecchi Paone sta alla mascolinità. Tira fuori dieci aggeggi (tanto non sa come si usano) e intanto il tempo trascorre, leggero come bollicine di spumante. Alla fine uno spazientito Mux mostra a tutti che una cassetta degli attrezzi si apre a fisarmonica (il tipo si era fermato al primo scatto) ed estrae una pinza in dotazione penso all’esercito asburgico. Rompere un lucchetto con quel ferro da museo sembra pura utopia ma per il Simo è come aprire il sacchetto dei cereali a colazione…si può cominciare.
STILO 6:
Nessuna colpa particolare ma meno scattante del solito, anche se va ammesso ci
ha abituati bene e suvvia non può sempre salvarci le chiappe lui. Lo sforzo
tenaglia si fa sentire: in un paio di circostanze serviva il miracolo e invece
il pallone lo striscia ma beffardo rotola in rete, SCORPIONE.
SILEO C. 6: Buona la sua tenuta difensiva nel primo tempo e anche nello spezzone della ripresa, contro un pivot lento ma davvero abile nel nascondere il pallone con la sua corazza. Lo limita e lo contiene, sul secondo gol è più abbandonato che colpevole, COPS.
ORSI 5,5: Entra male in partita in un momento dove nulla lasciava presagire tante difficoltà tutte insieme. Sta per collassare quando trova il gol che rianima una prestazione da terapia intensiva, ma anche dopo soffre i ritmi di una gara disordinata come un campo profughi. Esultanza evitabile: ok aveva battibeccato e forse aveva ragione ma il rispetto dell’avversario viene prima di tutto, BLUFF.
FERRARI L. 5,5: La prestazione è ampiamente sufficiente; dopo minuti rompe gli indugi con la prima rete della serata con già l’appetito per altri gol alla faccia di Carlo Dante. Il voto si affossa con il pallone perso a fine primo tempo e soprattutto per l’occasione finale che ci avrebbe regalo l’insperata vittoria. In suo favore posso solo dire che Dante l’avrebbe segnato, PISTOLERO.
MUSSI 7+: Per lui non è mai finita, potessi clonarlo ne farei cinque uguali, mano aliena inclusa. Corre come un ossesso, magari non sempre con profitto, ma è la spina dorsale di una squadra opaca ma che non la vuole perdere. I due gol, specie la punizione, attivano i cinque sensi, CHAKRA.
ARLANDINI 6+: Approccia molto bene, difficile da marcare anche per i piazzati avversari, razziatore di palloni sulla trequarti e regista offensivo Joga a tutti gli effetti, il gol (su punizione) è la diretta conseguenza di tale prepotenza. Meno stamina nella ripresa con quell’incertezza in sincro con il Simo in uscita che costa il loro quinto centro. Abbiamo chiesto i miracoli per settimane alla Landu Spa (le sue protesi e i suoi acciacchi costituiscono società per azioni) un tempo di pausa ogni tanto è lecito, SPIN OFF.
ARFANI 6,5:
Era pronto, non salterà la prossima. Abbiamo guardato insieme il Bove non
segnare con lo stesso trasporto palpitante con cui ho visto il finale della Casa
di Carta, READY.
ATMOSFERA 5: Niente da aggiungere al disastro organizzativo, cinque minuti di ritardo già deconcentrano, una mezzora buona ad aspettare che il fabbro-custode alzasse bandiera bianca sono una barzelletta sulla forze dell’ordine. Il campo è piccolo, duro e non lo godo, ma non giustifica una prestazione Joga non all’altezza.
La frase della
serata: “ Ale, queste sono cazzate”. Neanche il presidente Ferrero ha tanto
disonore sul suo curriculum.
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