Black hole. Uno Joga rimaneggiato sprofonda nella prima di campionato contro l’esperto Binario lasciando sul campo segnali contrastanti: tanta volontà ma una struttura ancora fragile che alle prime difficoltà si è sciolta come un ghiacciolo a ferragosto. Difficile dopo due anni di inattività presentarsi al meglio, ancora più complicato se ti vengono a mancare le pedine più importanti del tuo nuovo scacchiere, ma le assenze non devono vestirsi da alibi, bisogna lavorare e ancora lavorare alla rincorsa del tempo perduto e di una forma accettabile. E non si parla di fiato o corsa (non solo) ma di tutti quei meccanismi che permettono di resistere anche quando la partita prende una brutta piega, di rispondere organizzati al fuoco nemico.
Le difficoltà erano quindi ampiamente previste ma forse non così improvvise e dritte in faccia, Facchinetti. Ci siamo spenti dopo venti minuti di battaglia e di equilibrio, minuti nei quali avevamo tenuto bene il campo, nonostante le dimensioni XXL e il fondo sintetico non siano proprio il nostro contorno ideale.
Ordinati, senza strafare, capaci di costruirci qualche buona sortita offensiva senza rischiare quasi nulla.Il primo gol dei padroni di casa infatti nasce da una sfortunata deviazione su calcio da fermo, l’epilogo classico che spezza una gara più monotona della copertina di un quaderno Monocromo.
Con il passare del tempo però loro crescono e noi ci disuniamo, senza un apparente motivo. Due gol uno in fila all’altro, in contropiede, quasi sovrapponibili ci inchiodano sul 3-0 e poco prima il Bove da due passi aveva mancato il tocco che poteva riaprirla. Quando fai fatica a costruire occasioni (anche per meriti altrui) una distanza di tre reti da recuperare è un bello scalino. Ho fiducia in Carlo Dante e credo in Pfizer ma non nei miracoli.
Ci proviamo, la reazione c’è, testa bassa e orgoglio: abbiamo giocato un tempo sostanzialmente ad armi pari e siamo sottoterra come gli zombie. Ma il gol non arriva, e ci infilano pure il quarto. Accorciamo subito: tiro di Ale respinto a corto raggio dal loro portiere e Dante imbuca. Altre chances sui piedi di Cremo, Bove, ancora Dante…tutto inutile, un pizzico di sfortuna misto a imprecisione somministrata in dosi da cavallo.
Il finale è amaro, due distrazioni, le
ennesime, ci castigano con un punteggio severo e tennistico ma che nulla toglie
alla supremazia dei Binario, non certo dei fenomeni ma quanto basta per
spazzare via uno Joga formato mignon.
I gironi Cai, zippati a sei squadre,
stretti come le pussy dell’Indocina non lasciano spazio agli inciampi,
bisognerà risollevarsi e in fretta. Ma proprio perché il fermo dei campionati
ha spazzato via le squadre “tanto per” il livello si è alzato di colpo come il
prezzo della benza, no perditempo, bisogna curare i dettagli e meritare di
poterci stare; è un banco di prova importante anche per noi come società
ex-Uisp.
Se sul rettangolo verde è piovuto a
dirotto, nemmeno fuori il cielo era stellato. Compili ventisei moduli diversi,
e il green e l’autocertificazione e le mascherine in panchina, ci manca solo il
farmacista a fare l’appello e poi arrivo al campo. Mi viene incontro il
custode, rigorosamente senza maschera come un no-vax triestino e mi chiede
dubbioso “voi siete la squadra ospite?” affermativo… ok allora prima porta a
destra, lo spogliatoio è unico per tutte e due le squadre…alla faccia di
Crisanti e Sileri.
Però le emozioni di una partita ufficiale
vanno al di là di tutto. Che bello riassaporare certi metodici riti che
sembravano cancellati come le mie impronte digitali dopo litri di gel amuchina.
E che belle le maglie nuove, nonostante lo sfortunato debutto.
STILO 6+: Lo conosco talmente bene da
sapere che ha riempito solo il venti percento della sua barra condizione, e
nonostante questo salva tutto il salvabile e anche qualcosa di extra, dato che
nel rincorrere il risultato qualche sbandata è inevitabile. Le movenze non sono
ancora quelle di un felino, roba che quando va in forma non passa neanche uno
spillo, ma gli basteranno poche gare, CREED.
ATMOSFERA 6: Tolta l’antipatia personale
per i tendoni e i sintetici resta comunque la storicità di un ritorno alla
vita, ma simbologia a parte una serata non indimenticabile.
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